Il vento Va, E Poi Ritorna
Vladimir Konstantinovič Bukovskij
Feltrinelli (1978)
In Raccolta
#365
0*
Romanzo

Italiano
Nel novero delle grandi opere letterarie dei dissidenti sovietici, che hanno dato vita ad una stagione straordinaria inaugurata nel 1962 dall'indimenticato "Una giornata di Ivan Denisovic" dello storico e drammaturgo Alexander Solgenitzyn, s'inserisce a pieno diritto questo libro di Vladimir Bukovskij, "Il vento va e poi ritorna", che non trova collocazione né nella saggistica che nella narrativa. Trattasi in realtà di documento politico-sociale, di guida alla sopravvivenza, possiamo definirla, per chi vive il dissenso nella società sovietica. L'autore narra l'esperienza della cella di rigore, che ha sperimentato per lunghi anni della sua vita per non essersi voluto adeguare alle rigide direttive del regime. Una mosca bianca, che perseguiva i propri ideali di libertà, noncurante dello scherno di chi gli sta intorno, convinto della follia d'un simile comportamento. Non a caso, ai periodi di detenzione si alterneranno, per Bukovskij, i ricoveri coatti in ospedali psichiatrici. E un'esperienza tragicamente vera, che l'autore, forse proprio perché l'ha vissuta sulla propria pelle, rende con toni romanzeschi, poetici in alcuni punti. Tra le pagine più toccanti del libro, inevitabile scegliere quelle dove maggiormente traspare la grande responsabilità che Bukovskij intende assumersi nei confronti delle migliaia di sofferenti per la privazione, per motivi politici, della libertà. Lui, uno studioso universitario, uomo con conoscenze in ambienti intellettuali anti-KGB, in frequente collaborazione con mezzi di comunicazione “eversivi” e giocoforza clandestini, sentiva il dovere d’essere la cassa di risonanza di questo popolo martoriato, perché tutti sapessero, perché si potesse almeno provare a mutare questo stato di cose. E così svolge frenetica attività di propaganda tra un’incarcerazione e l’altra, come lui stesso spiega chiaramente nell‘opera: "Ogni volta che mi mettevano in libertà pensavo solo a una cosa: riuscire a fare il più possibile per poi non dovermi tormentare la notte, non gemere per la rabbia causatami dalla mia irresolutezza…” La sua battaglia è senza esclusione di colpi, vi consacra ogni momento della precaria libertà. Perché se non l’avesse fatto, lui che aveva il dono straordinario della parola e dell’intelligenza per portare avanti una denuncia, “..milioni di occhi di defunti ti bruceranno l’anima con i loro sguardi indagatori di rimprovero.” Le vicende narrate sono ammonimenti freschi e dolorosi per le coscienze. Non è qualcosa di malato che possiamo permetterci di considerare chiuso, da lasciare a marcire in un angolo oscuro della memoria. Il volume è relativamente recente, pubblicato a fine anni settanta, eppure, pare incredibile a dirsi, l’autore non ha potuto pubblicarlo in patria, da uomo libero. E’ in Inghilterra che questo libro ha visto la luce, negli anni in cui Bukovskij vi risiedeva ed aveva ripreso gli studi universitari, presso l’Università di Cambridge. "Il vento va e poi ritorna” è lettura dura e suggestiva, una tragedia vestita da romanzo ma, soprattutto, un lucida dissertazione contro l’assolutismo politico, d’una attualità sconcertante (Basti guardare ciò che accade ancora in questi anni in Uzbekistan). Una lezione da non perdere, per le generazioni nostra e quelle a venire.
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N. di pagine 404
Altezza x Larghezza 200 x 125  mm
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