I dodici Abati di Challant, romanzo pubblicato nel 1981, è stato scritto da Laura Mancinelli. Il romanzo è suddiviso in ventuno capitoli di circa cinque pagine ciascuno. Si svolge quasi interamente all’interno del castello di Challant, isolato tra le montagne della Val d’Aosta. Il Marchese Alfonso, proprietario del castello, muore lasciando scritto nel testamento che la sua dimora sarebbe stata data in eredità al duca Franchino di Mantova, solo se questo avesse accettato di vivere in castità per il resto dei suoi giorni.
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I dodici Abati di Challant, romanzo pubblicato nel 1981, è stato scritto da Laura Mancinelli. Il romanzo è suddiviso in ventuno capitoli di circa cinque pagine ciascuno. Si svolge quasi interamente all’interno del castello di Challant, isolato tra le montagne della Val d’Aosta. Il Marchese Alfonso, proprietario del castello, muore lasciando scritto nel testamento che la sua dimora sarebbe stata data in eredità al duca Franchino di Mantova, solo se questo avesse accettato di vivere in castità per il resto dei suoi giorni. Al castello di Challant, dimora della bella vedova marchesa, per controllare che il duca rispetti la sua promessa, vengono inviati 12 abati da un monastero vicino e Venafro, che diventerà fedele servitore della marchesa. Strani fatti turbano la tranquillità del luogo, proprio come se una maledizione sia caduta sul castello e sui suoi abitanti. La prima morte è quella dell’abate Umidio: a causa dell’età e delle fredde mura del castello, soffre di numerosi acciacchi, e, tentando di curarsi grazie a delle erbe, ne assume una quantità eccessiva e non sopravvive. Questa disgrazia è seguita dalla scomparsa dell’abate Nevoso, giovane d’anni, robusto e corpulento, assai pigro e amante delle comodità, che perde la vita in seguito ad una violenta caduta su una slitta, che gli era stata donata da Venafro ed era stata acquistata da un inventore genovese giunto al castello. La terza morte è quella dell’abate Torchiato che non riesce a reggere tutto il vino bevuto durante uno dei maestosi pranzi tenuti a palazzo. Pur essendo isolato tra i monti, il castello di Challant è meta di tanti personaggi, spesso provenienti da lontano. Giunge anche un filosofo che, venuto a conoscenza dei fatti accaduti al castello, afferma che quest’ultimo è dimora di demoni. A ragione delle sue ipotesi accade un’altra morte misteriosa. Infatti l’abate Celorio, solito sedersi su una panca in cucina per godere del tepore del fuoco, viene trovato morto, colpito da una grossa padella cadutagli addosso. Fra i servi nasce una paura generale e appare indispensabile chiamare un esorcista per tranquillizzare i loro animi in modo che si riprenda ad utilizzare il camino, tana dei demoni. Giunge allora al castello una famosa pretessa che esorcizza il camino e in cambio chiede alla marchesa di ospitare Goffredo da Salerno, un medico desideroso di continuare in tranquillità i suoi studi, senza paura di essere per questo dichiarato eretico. In cambio la pretessa dona anche i pezzi di una scacchiera, tanto desiderati dalla marchesa, e un bambino, Cicco. Madonna Maravì, una delle dame della marchesa, si innamora del giovane Goffredo, che sembra però più attento ai suoi studi. La giovane, in uno scatto d’ira, scaglia un pezzo della grande scacchiera nel tentativo di colpire Goffredo, ma sbaglia bersaglio e centra l’abate Foscolo che cade a terra morto. Poi è la volta dell’abate Ipocondrio che cade dalle mura del castello rincorrendo il piccolo Cicco per togliergli dalle mani il flauto, strumento del diavolo poiché porta alla corruzione dei sensi. Un giovane trovatore venuto al castello dopo un lungo viaggio, s’innamora della marchesa e per questo viene cacciato dal duca Franchino, geloso delle cure che la donna gli presta. Nello stesso giorno l’abate Mistral anch’egli innamorato della marchesa parte per scampare alla sofferenza d’amore. In seguito giunge al castello un mercante veneziano, lontano dalla sua città perché infestata da una strana malattia contagiosa. Poco dopo l’abate Leonzio che, con la vista appannata da uno strano strumento donatogli dalla marchesa che gli permette di vedere per nove volte le cose che guarda, viene confuso e disorientato cadendo tra i roseti e trovando lì la morte. Per sfuggire all’amore di una giovane, l’abate Prudenzio si rifugia nella propria camera e aziona una sua invenzione che avrebbe dovuto proteggerlo dalla presa della donna, ma a causa di un mal funzionamento ne rimane schiacciato lui stesso. Un nuovo personaggio giunge al castello. Si tratta di un astrologo che, dopo avere predetto alla marchesa che il castello sarebbe caduto in mano ai Savoia, promette all’abate Santoro di mostrargli la stella della santità, che gli avrebbe indicato il sentiero da seguire. Santoro segue la stella con il cannocchiale e scompare per sempre. In seguito l’abate Malburno si ammala ai lombi e secondo ciò che prescriveva la medicina del tempo, ha come cura il permesso di avere rapporti con delle donne. L’abate abusa di questo e viene punito con la morte. Così l’ultimo abate, Ildebrando, si convince che tutte quelle morti non possono essere avvenute per caso e che quel castello deve essere infestato dal demonio. Per questo motivo Ildebrando dà fuoco all’edificio, ma nel fare questo rimane intrappolato e muore tra le fiamme. .
La marchesa, Cicco e Venafro, senza più un posto dove stare, chiedono asilo alla pretessa nell’attesa di poter ricostruire una casa in cui vivere.
Il testo è strutturato secondo una divisione in sequenze:
- una situazione iniziale in cui muore il Marchese Alfonso e il castello passa in eredità al duca Franchino di Mantova;
- un esordio nel quale il duca Franchino si reca al castello e fanno la loro comparsa i dodici abati, Venafro e la marchesa;
- una serie di peripezie e avvenimenti vari, che comprende le morti degli abati e l'arrivo di visitatori inaspettati al castello;
- il momento di maggiore tensione, che si ha quando l’abate Ildebrando appicca il fuoco al castello portando a un disordine generale;
- lo scioglimento che comprende la morte di Ildebrando, la distruzione del castello. Senza più un posto in cui vivere, la marchesa, Venafro, il piccolo Cicco e il gatto Mirò si recano a chiedere asilo alla pretessa.
Il romanzo si svolge nell’arco di un anno; da ottobre all’ottobre dell’anno successivo, ovvero fino alla distruzione del castello; una sorta di cerchio che poi si conclude definitivamente. Durante l’anno si susseguono i mesi e le stagioni, accuratamente descritte con le loro caratteristiche. Manca invece la descrizione dei mesi estivi, tanto sognati dal duca Franchino che ricorda il calore della sua terra ora distante e, in quel freddo castello, prova nostalgia per i giorni caldi d’estate. La datazione storica non è precisa, ma deducibile da alcuni accenni a fatti storici contemporanei come l’esistenza del regno d’Angiò. Molta importanza viene data agli spazi interni. Solo raramente lo spazio chiuso è visto come oppressivo; di solito appare come luogo di festa, di passioni, desideri e conflitti. Particolare attenzione è data alla descrizione dei preparativi per il pranzo, le bevande, i cibi, tutto è preparato con cura in attesa dei commensali.
I personaggi del romanzo sono molti e si dividono tra principali e secondari. Sono tutti piuttosto statici poiché non avvengono dei grandi cambiamenti nel loro modo di pensare o di essere. Tra i personaggi principali ricordiamo:
- La marchesa Isabella d’Aquitania, bellissima e spregiudicata segue le sue passioni fino ad oltrepassare i limiti imposti dall’amor cortese. Ama circondarsi di gente di cultura. Ha un ruolo fondamentale all’interno del castello poiché è il centro della vita di corte. Viene idealizzata dagli uomini perché irraggiungibile. La marchesa tiene in poca considerazione gli ammonimenti degli abati e si dimostra sempre molto coraggiosa. Al termine della vicenda viene identificata dal più intransigente degli abati come la causa delle stragi avvenute nel castello.
- Il duca Franchino di Mantova, biondo, esile, con gli occhi azzurri, sarebbe stato un perfetto menestrello e forse l’avrebbe anche voluto, ma la sorte lo ha condannato a ben altra vita. Pur non sapendo amare, il duca è perennemente innamorato, quasi fosse un sua necessità. Dopo la morte della moglie, si compiace della sua condizione di vedovo, perché il nero del lutto gli dona e lo rende attraente agli occhi delle donne. Ma firmando l’accettazione del testamento si condanna però alla castità.
- Venafro: personaggio misterioso. I suoi capelli sono neri e corti, ha baffi o occhi neri. Nessuno sa niente di lui, se non che dovesse essere lontanamente imparentato con la bellissima Isabella d’Aquitania. Venafro si dimostra sempre estremamente fedele alla marchesa con la quale condivide l’interesse per la cultura. La sera si ritira sempre nella sua stanza, in cima alla torre, per compilare il suo erbario.
- Il Filosofo: giunge al castello a cavallo di un ronzino, avvolto in un mantello e portando un cappellaccio a punta, di quelli che sogliono portare gli studenti del tempo. Laureato alla Sorbona di Parigi, viene scacciato dalla città accusato d’eresia, poiché con il suo pensiero e con le basi d’Abelardo, filosofo eretico anch’esso, aveva, in un certo modo, provato la possibilità che esistesse più di una corretta dottrina e che quindi anche quella di Maometto sarebbe potuta essere sensata.
- Goffredo da Salerno, è un uomo di mezza età, dal volto bello, ricoperto in parte da una folta barba e lisci capelli castani gli ricoprono la fronte. È uno studioso di medicina e, accusato d’eresia per i suoi esperimenti sul trapianto di organi e per le sue ricerche sulla dissezione dei cadaveri, si rifugia nel castello di Challant per continuare in tranquillità il suo lavoro.
Dewey |
853.914 |
N. di pagine |
379 |
Altezza x Larghezza |
200
mm |
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Letto |
SI (27/07/2014) |
Proprietario |
Denise |
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Inizio Lettura |
26/07/2014 |
Fine Lettura |
27/07/2014 |
Collocazione Mia |
Calibre |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
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Il racconto non è certo un capolavoro. Resta difficile capire perchè sia consigliato come lettura a ragazzi delle superiori. In effetti è un po' un racconto fantastico in un periodo non precisato (medioevale) con accenni erotico sessuali per lo più leggeri e nascosti.