La Venturina
Maria Tarditi
Araba Fenice (2006)
In Raccolta
#100
9*
Racconti piemontesi
Brossura 9788886771566
Quando non c'era la televisione le nonne intrattenevano i bambini raccontando storie. A volte inventavano, più spesso trasformavano favole già sentite, adattandole alla bisogna. Pina (a fianco nella foto), donna analfabeta dell'Ottocento, aveva molti figli, ai quali narrava storie educative perchè si accasassero bene e imparassero la buona creanza. Oppure, favole nere, truculente, per spaventarli. Masche, maghi, animali cattivi popolavano i boschi, le forre del vecchio Piemonte, e i bambini andavano a nanna impauriti, ma un poco più saggi.
"Ma sì!, una parola, non aver paura. Fuori si era scatenato il finimondo. Infuriava il vento. La casa tremava, le civette stridevano sulla topia, i cani di tutto il paese gridavano da matti. Il fuoco nella stufa ruggiva rabbioso... Misericordia! Che paura! Dopo il primo Mistero, l'acqua benedetta ha cominciato a gorgogliare e a fumare: un filo di vapore che sapeva d'incenso si è levato a spirale fino al soffitto, e a poco a poco ha riempito la cucina di nebbiolina leggera. Dopo il secondo Mistero, la finestra si è spalancata di botto, e il diavolìo di fuori si è precipitato in cucina, ha spento il fuoco e ha spazzato via la nebbia. Oddio, che batticuore! Ma non è finita lì. Dopo il terzo Mistero, la luna è uscita da dietro il bricco della Valletta, bianca, rotonda, grossa come un setaccio. Allora si sono viste le teste di cavolo dell'orto, in fila, rotolare come bocce attraverso l'aia e infilare la porta di casa. Nel momento in cui varcavano la soglia, si trasformavano in teste di morto (! ! !). Poi, a salti, salivano su per la scala, con colpi secchi su ogni scalino, come fossero zucche vuote. Gesummaria! I bambini battevano i denti, terrorizzati".
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N. di pagine 313
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Da prestare a Alberto
Fine Lettura 15/12/2007
Collocazione Mia Non si sa dove
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