Negli anni '60 in Cecoslovacchia un giovane neurochirurgo edonista e seduttore si trova coinvolto negli avvenimenti politici del suo paese (la “primavera di Praga” e la sua repressione da parte sovietica), emigra a Ginevra e ritorna in patria. Più che tratto, è basato sul noto romanzo (1984) di Milan Kundera. Grazie alla sagace sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, Kaufman ha fatto un film più europeo, nel senso migliore della parola, di quel che il taglio hollywoodiano della struttura drammaturgica presuppone. Delle 5 parti in cui si può dividerlo le migliori sono la prima e la terza. Sensuale, intelligente, talvolta visitato da una grazia dolcemente struggente. Poco compreso. |