Furbo praticante dell'erotismo soft, A. Lyne illustra il romanzo di V. Nabokov con un film lascivo, molle, decorativo, di patinata eleganza, che nella parte finale scade nel turpe. Kubrick aveva accentuato la dimensione umoristica e grottesca di Nabokov col ritratto ora feroce ora pietoso della madre di Lolita e specialmente col cinico, esuberante fregolismo di Clare Quilly-Peter Sellers. Lyne toglie spazio e peso a entrambi, togliendo anche quel velo di umorismo che nel romanzo rende ancora più dolorosa la passione. E fa sbagliare un'interpretazione a un attore del calibro di J. Irons |