È il chiodo fisso dell’ispettore Avraham Avraham (ma che cosa avevano in mente, i suoi genitori, per dargli un nome uguale al cognome?), è la domanda che rivolge spesso all’inizio di un interrogatorio - perché non si scrivono gialli in Israele? Ma è ovvio, perché in Israele si muore già abbastanza nella guerra senza fine, come è morto il figlio di Ilana, il capo che Avi (meglio usare il diminutivo) tanto ammira. Così, quando si presenta in centrale Hanna Sharabi a denunciare la scomparsa del figlio Ofer, Avi tira fuori il suo tono paziente per elencare tutte le possibili ragioni per cui un sedicenne si allontana da casa. Ritornerà presto, magari è già a casa ad aspettarla. E invece Ofer non ritorna, è proprio scomparso. Era (legittimo pensare che sia morto, con il passare dei giorni) un ragazzo introverso, aveva pochi amici. Sembra che persino sua madre lo conoscesse poco, non sa dire nulla delle abitudini del figlio, di quello che gli piaceva. Eppure Ofer sarebbe dovuto andare al cinema con una ragazza due giorni dopo quello della sua scomparsa - di certo non si è ucciso, ma anche andarsene così, senza soldi, senza carta di credito, senza telefonino?
N. di pagine |
304 |
Altezza x Larghezza |
220
x
135
mm |
Lingua originale |
Ebraico |
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Letto |
SI (04/01/2015) |
Collocazione |
Calibre |
Data acquisto |
25/12/2015 |
Proprietario |
Zabot, Marco |
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Regalato da |
Rita travaglino |
Inizio Lettura |
01/01/2015 |
Fine Lettura |
04/01/2015 |
Collocazione Mia |
To-S-1A |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
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Buoni personaggi, ben sviscerati nella loro psicologia un po' strana. Interessante il finale.